Bisogna parlare del Paradiso!

Un commento di Mag. theol. Michele Gurtner.
Erstellt von Mag. Michael Gurtner am 15. Februar 2012 um 21:15 Uhr
Petersdom

Durante la sessantaduesima edizione del Festival di Sanremo Adriano Celantano parlò anche della Chiesa, attaccando perfino i due più grandi giornali cattolici d’Italia, l’Avvenire e la Famiglia Cristiana. Certo che in qualche punto sarebbe ben criticabile anche la critica, per esempio quando difendeva il prete genovese Don Gallo che molto spesso e in punti di grande importanza non rappresenta la linea della chiesa. Prese di posizione come queste sono certamente inopportune e dato l’occasione in cui vennero fatte critiche del genere possono essere considerate anche populistiche – cosa che di certo è indecente e appunto criticabile di per sé.

Ma a parte dell’occasione e a parte degli accenni che ha fatto riguardo Don Gallo, ci sono anche delle vere saggezze che ha detto e che, nel loro insieme, ci fanno capire davvero un po’ meglio da dove nasce la sua critica e non solo quella di Adriano Celentano, ma anche tante altre critiche di altre persone alla Chiesa. In fondo non aveva del tutto torto con ciò che ha detto, e ci ha rivelato un punto debole nel parlare di tanti preti: in fondo tanti discorsi e omelie non sono basati sul dogma della fede. Di Dio non se ne parla più – nemmeno in chiesa. Ma per capire un po’ meglio le sue critiche che meritano almeno una riflessione sincera perché non spingono dal niente, riportiamo le sue parole durante il Festival:

“Un problema che c’era anche a Galbiate, poi il prete ha cambiato l’impianto. Ma i preti non parlano mai del paradiso: perché? C’è bisogno di parlarne, altrimenti lo spread, l’economia – che vita è questa qua? Giornali come l’Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi: si occupano di politica, invece dovrebbero parlarci di Dio. Anche per i malati terminali: anche se non lo dicono, sono consapevoli di ciò a cui stanno andando incontro. Per i giornali cattolici il discorso di Dio occupa poco spazio, quello delle loro testate ipocrite, ipocrite come le critiche a Don Gallo, uno che ha dedicato la sua vita ad aiutare gli ultimi. E di ultimi ce ne sono tanti.”

Celentano osserva, giustamente, che nemmeno il clero parla del Paradiso. Si parla dell’economia e lo spread – un tema sicuramente di grande importanza, ma innanzitutto per gli economisti e i politici – ma così come ci si aspetterebbe giustamente da un economo che nel suo lavoro parli tanto di economia e anche un po’ di Dio, uno si aspetta da un prete, giustificatamente altrettanto, che nelle sue prediche ci parla sopratutto di Dio. Il tema che gli manca proprio è il Paradiso, cioè l’argomento dell’eternità della nostra esistenza. Di questo bisogneremmo parlare molto di più. Possiamo anche dire: dovremmo ricominciare di parlarne, perché una volta la chiesa seppe predicare la fede cattolica interamente, cioè seppe di parlare non solo delle cose terrene, ma pure del cielo, del Paradiso, del purgatorio e dell’inferno. Seppe parlare delle realtà eterne.

Ci sono troppi argomenti di cui i fedeli non sentono più parlare nella Chiesa. A volte ci comportiamo davvero come se la morte fosse la fine della nostra esistenza. Invece di vivere in modo che ci prepariamo alla vita eterna, ci limitiamo alla vita terrena, come se non ci fosse altro, cioè una vita dopo la morte. Nella critica di Adriano Celentano sentiamo il forte desiderio di approfondire le domande esistenziali della fede. Ma fin troppo spesso questi approfondimenti esistenziali si aspettano inutilmente dai nostri pulpiti.

Parliamo della politica invece di Dio. Ha ragione. Purtroppo. Ma da quest’accusa più che giustificata capiamo anche che la gente non è disinteressata nella fede come spesso si pensa: anzi, la gente si aspetta dalla Chiesa che parli delle cose eterne, del Signore, dei dogmi, della fede intera. Se non lo facciamo, ci criticano per questo, e fanno bene a rendercelo presente.  Direi che non è del tutto escluso o sbagliato che la Chiesa, anche tramite i suoi mezzi pubblicistici, prenda posizione anche riguardo le tematiche politiche ed economiche. Ma per primo è una questione dell’equilibrio, e per secondo è una questione delle fondamenta sulle quali sono basati i suoi commenti.

Nessuno si offende se questi argomenti sono pochi in confronto alle altre tematiche che la Chiesa tocca. Anzi, la Chiesa ha sviluppata anche una dottrina sociale e ha anche il dovere di sostenere la gente anche in questioni che toccano tematiche sociali, ma questo non è il suo primo compito. Sarà una cosa essenziale per la Chiesa, sì, ma resta sempre subordinata e dipendente dalla sua dottrina dogmatica.

E qui tocchiamo il secondo punto: ciò che la Chiesa dice riguarda tematiche che non sono le sue tematiche primarie deve sempre essere collegato e basato nella fede cattolica, ovvero: persino quando parla di economia e dello spread la Chiesa deve farlo rigorosamente sotto l’aspetto di Dio e nella luce della fede. Questo ci si aspetta, altrimenti non dovremmo leggere ciò che dice la Chiesa ma basterebbe leggere i giornali e guardare il telegiornale.

Se queste condizioni sono rispettate, se il percentuale non supera una certa cifra e se la gente si accorge meglio che i commenti della Chiesa sono frutti di riflessioni teologiche, saranno accolte e considerate con cuore aperto. Se ascoltassimo le giuste critiche di Adriano Celentano, nelle quali si esprime un forte desiderio della fede e della santità saremmo ascoltati meglio anche noi in tutto quello che diciamo. Basta che parliamo di Dio, dell’eternità, della fede e del Paradiso. Solo se rispettiamo queste regole potremo far capire alla gente, perché Don Gallo non ha in tutto ragione.

Foto: Petersdom – Bildquellle: Emilio GarcĂ­a, CC

 

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